Dici Inter e pensi a nomi e gesta delle più svariate epoche e personalità ma se c’è stato un calciatore che ha incarnato a pieno lo spirito nerazzurro in un decennio tutto sommato positivo per il club, quello allora è Nicola Berti, osannato dalla curva, fischiato dagli avversari, un emiliano trapiantato a San Siro che del suo anti-milanismo ne fece vessillo e segno distintivo. La sua storia comincia da Parma, prima stazione di una carriera che lo avrebbe portato fino in Australia quando decise che il suo viaggio poteva dirsi terminato; al Tardini giocò in C e in B, l’esordio in Serie A lo fece invece con la maglia della Fiorentina l’8 settembre 1985 contro la Sampdoria: aveva appena 18 anni, il ragazzo pareva particolarmente precoce.
Carattere esuberante associato a una spiccata duttilità tattica (era in grado di coprire tutte le posizioni di centrocampo con la stessa disinvoltura), Berti a Firenze disputò tre stagioni ad alto livello imponendosi all’attenzione di grandi club: se lo accaparrò l’Inter nell’estate ’88, pagò 7,2 miliardi di lire per garantirsi le prestazioni di quel ragazzotto di Salsomaggiore Terme col fisico da 400metrista. Esordio in nerazzurro contro il Monopoli, in Coppa Italia, il 28 agosto di quell’anno, da lì iniziò una storia d’amore durata nove anni e mezzo e condita da 41 gol e 312 partite ufficiali (229 in Serie A), 4 trofei (due Coppe Uefa da protagonista, uno scudetto e una Supercoppa Italiana) e una salvezza, nella stagione 1993/94, che per Berti ancora oggi equivale a un successo.
Complici gli infortuni, l’età e alcuni acquisti eccellenti (era l’anno di Ronaldo con Simoni in panchina, quello dello scudetto sfiorato), per Berti arrivò la fine della sua esperienza meneghina e decise di accasarsi a parametro zero al Tottenham chiamato dall’amico Jurgen Klinsmann: superate le resistenze del tecnico svizzero Gross (che non aveva ricevuto ottime referenze da Hodgson, allenatore di Berti all’Inter col quale il rapporto fu decisamente negativo), esordì al White Hart Lane nel gennaio ’98 contro il Manchester United. A fine anno il nuovo allenatore Graham non lo confermò, lui accettò l’Alaves in Spagna, finendo poi addirittura in Australia: concluse la sua carriera nel Northern Spirit di Sydney, otto presenze e un gol.
In Nazionale visse due Mondiali in prima linea, quello del ’90 con Vicini in panca e poi quello del ’94 negli Stati Uniti dove Sacchi in alcuni frangenti lo schierò anche di punta; alla fine della sua carriera, aveva appena 33 anni, poteva contare 39 presenze in azzurro e 3 gol, ma soprattutto poteva ritenersi soddisfatto di quanto fatto tanto all’Inter quanto alla Fiorentina. Col nuovo millennio scomparve dalla circolazione, trasferendosi a St.Barth, nei Caraibi, dove decise di vivere per qualche anno. Tornato in Italia si fece rivedere in tv e allo stadio, un po’ imbolsito ma sereno: si sposò, nel 2006 divenne papà di Leonardo, due anni dopo di Lorenzo, quindi decise di metter radici in Emilia, vicino casa. Ora Nicola Berti vive a Piacenza con la sua famiglia, gioca a golf e non disdegna sortite pubbliche da ex interista, dispensando opinioni sia in tv che sulla carta stampata.
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